Hervé Barmasse scrive di Messner, Zanardi e la nostra Loli

Ciao ragazzi, il grandissimo Hervé Barmasse ha scritto nella sua colonna di La Stampa Montagna / In Cordata della nostra amatissima Lola e Back To The Top. Potete trovare qui l’articolo originale… oppure continuate a leggere:

L’esempio di Messner o di Zanardi ci insegna a non arrenderci mai

Come si fa a ritrovare forza dopo un grave infortunio

Caro Hervé, sono una fisioterapista che frequenta la montagna e cerca di trasmettere, come può, coraggio e forza ai suoi pazienti. Avendoti incontrato in una serata e avendo letto il tuo libro, mi farebbe piacere se lanciassi un messaggio a tutti «quelli» che pensano di non potersi più rialzare.  

Giovanna Ceretti, Biella  

Sin da ragazzino sono andato incontro a tanti infortuni, alcuni molto gravi. Incidenti che mi hanno portato ad affrontare diversi interventi chirurgici e lunghi periodi di riabilitazione. Momenti difficili da sopportare nell’adolescenza, più facili da sostenere in età adulta quando capisci che ci sono persone che lottano per raggiungere obiettivi più importanti di chi, come me, aspira a ritornare in montagna. E così, a distanza di anni, ho iniziato a riconsiderare ogni singolo intervento e ogni singolo infortunio come un’opportunità. Uno strumento che mi ha permesso di andare oltre i miei limiti di sopportazione del dolore e di accrescere la mia forza di volontà; qualità che mi sono ritornate utili per affrontare scalate impegnative e rischiose.

Non è stato facile e quando la motivazione veniva a mancare, andavo alla ricerca di persone che mi potessero ispirare. Non solo per le grandi realizzazioni sportive ottenute, ma per la loro capacità di risollevarsi e andare avanti quando tutto e tutti suggeriscono di fermarti. Ad esempio Reinhold Messner. Nonostante l’amputazione delle dita dei piedi dopo la tragica ascensione del Nanga Parbat del 1970, nella quale morì suo fratello Günther, riuscì a trovare il coraggio per ritornare in montagna diventando l’alpinista himalaysta più creativo e forte degli ultimi quarant’anni. Atleti come Alex Zanardi – in questi giorni impegnato alle Paralimpiadi con gli altri azzurri – per la semplicità disarmante con la quale afferma che la perdita delle gambe è stata un’occasione per riscoprirsi e dimostrare che, quando si ha «fame», quando si vuole raggiungere un risultato, non esistono ostacoli così grandi o impossibili che l’uomo non possa superare. «Anche la peggiore sconfitta può diventare la più grande vittoria». O persone meno conosciute, come Eleonora Delnevo, impegnata nel progetto «Loli Back to the top». Nonostante, nel marzo 2015, un grave incidente in montagna le abbia lesionato il midollo portandola a una completa paralisi delle gambe, oggi è pronta a ripartire per la scalata di una delle più grandi pareti di roccia del mondo, El Capitan. Un progetto ambizioso che richiede una preparazione specifica per chiunque e che Eleonora affronterà con la stessa forza di volontà e la stessa determinazione e lucidità di chi non si è mai data per sconfitta: «Non ho mai pianto, non ho mai pensato “è finita”».

Ovunque guardiamo ci sono esempi da seguire, persone che ci possono aiutare nei momenti di difficoltà della nostra vita o a rialzarci dopo gravi infortuni. Ma come per la scalata di una montagna, il passo più difficile verso il successo dell’impresa è il primo, quello che ci regala la consapevolezza di aver deciso di non arrenderci.

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