Odio i lunedì, ma che bello è andare in canoa? Di Marcello Lecchi

Oggi scrive per noi Marcello Lecchi che ha surfato in canoa doppia con Lola durante l’avventura sul Brembo di cui vi abbiamo brevemente accettato qualche settimana fa. Marcello fa trasferire la passione e il divertimento di questo sport in modo eccezionale. Spero vi unirete a noi per ringraziarlo di questo bellissimo racconto:

Brembo, Domenica 22 maggio 2016

“Odio i lunedì!”oltre ad essere una grande verità è anche una canzone di Vasco Rossi.

Non lo ritengo certo un genio od un profeta, solamente uno che spesso riesce ad esprimere in maniera semplice, efficace ed in un certo modo “paraculesca” vissuti comuni a noi mortali che, spesso, facciamo fatica ad immedesimarci nelle liriche dei grandi poeti.

Una parte del ritornello è questa: “ perché restare soli fa male anche ai duri, loro non lo dicono ma piangono contro i muri”. Una rima facile ed un concetto facilmente comprensibile: i veri duri sono quelli che non danno mai a vedere quanto in realtà sono deboli. Ognuno di noi ha conosciuto persone così e sa quanto sia generalmente vera questa considerazione.

Recentemente ho conosciuto una persona che è talmente “dura” da essere andata oltre, che ha chiesto pubblicamente di non essere considerata tale solo perché non dà a vedere quanto soffre, una che così facendo ha ribaltato tutto il discorso ed ha ridefinito la parola “duro” prendendo se stessa come parametro di riferimento.

A questa persona va il mio particolare ringraziamento per la splendida giornata di sole, acqua ed amicizia vissuta domenica, una delle tante in canoa, una delle più belle degli ultimi tempi.

Doveva essere un uscita sul Sesia ma ho deciso di dare priorità alla famiglia, quindi l’appuntamento è stato fissato, con i soci disponibili, sul Brembo.

Superate le solite lungaggini per la logistica e gli spostamenti ci troviamo alle 10,30 circa all’imbarco di San Giovanni per una giornata che potenzialmente potrebbe essere molto difficile.

Il gruppo: Rinaldo, Claudio, Matteo, Renza, Daniela, Gianu, Chicco, Marco, Alessandra, Lola, , Ermes ed io. Marco nuovo socio che non ho mai visto in acqua. Alessandra alla prima in acqua mossa, a parte l’uscita di inizio stagione sull’Adda. Io e Lola sulla Topo-duo, canoa doppia che non ho mai portato in corrente.

Il resto del gruppo è ben collaudato; in un rapido briefing fra i più esperti decidiamo di scendere da San Giovanni a San Pellegrino, tutti, mantenendo il gruppo unito. Oggi non potrò essere di grande aiuto ma ci sono altri canoisti esperti che potranno gestire bene il gruppo.

Foto di rito ed imbarco sotto il ponte.

Spero che Lola non debba pentirsi di avere fiducia in me; è abituata bene con Paolo ed il confronto potrebbe essere impietoso! Per ora riesco solo a valutare che la Topo non è poi così sbilanciata indietro come pensavo, nonostante la differenza di peso portato davanti e dietro. Breve riscaldamento ed ancora più breve chiacchierata sulle modalità di comunicazione dell’equipaggio.

Per la prima rapa chiedo a Rinaldo, Claudio ed Ermes di piazzare una sicura; dobbiamo verificare come si comporterà ognuno dei nuovi e pure la mia capacità di conduzione della canoa doppia. Passano tutti in maniera quasi perfetta, tranne Alessandra che si fa il più classico dei bagni da principiante in acqua praticamente ferma, la solita entrata in morta!

Noi due partiamo per ultimi e la prima cosa che imparo è che su una canoa doppia quello che ha il maggior controllo, cioè chi sta dietro, non ha la visuale libera, tanto da non poter vedere eventuali ostacoli sulla traiettoria impostata! Altra cosa che imparo è che la canoa ha una grande inerzia, non tanto nel cambio di traiettoria, quanto nell’equilibrio laterale. Allo stesso tempo però si “sente” prima l’effetto delle onde sullo scafo, per il fatto che la punta è metri davanti ai miei piedi. Non è difficile da portare, solamente diversa.

Capisco pure che oggi avrò vita facile, perché la mia compagna davanti tira ogni colpo, dà peso ad ogni pagaiata, quindi potrò lasciare a lei la propulsione e concentrarmi sulla direzione.

Entriamo in morta con qualche metro di ritardo ma la colpa è mia, Lola si comporta bene e l’intesa sembra esserci. Tempo di prendere confidenza con le pance, qualche morta ed alcuni traghetti e siamo in breve alla rapida della Irma. Passano tutti, Ale compresa, bravissima, mentre Marco, il nuovo amico, si rivela senz’altro all’altezza, nessuna sbavatura.

Noi scendiamo sempre in coda, dove si mettono sempre i più sicuri, quelli che devono tenere d’occhio gli altri e devono sperare che qualcuno si ricordi di voltare la testa a controllarli; oggi però è una sfida soprattutto per noi.

Impostiamo una traiettoria classica, al centro giusto un poco a sinistra, senza tanti cambi di direzione. Davanti a me Lola scompare per qualche secondo in una nuvola d’acqua e ne ricompare festante. Sentiamo le grida di gioia degli amici mentre usciamo indenni dal forte ritorno del buco. Ma che bello è andare in canoa?

Questo era il passaggio più impegnativo, ora mi sento più tranquillo e confidente.

Ci raggiunge un altro gruppo di amici fra cui Martino il figlio di Ermes: proseguiamo insieme. Arrivati alla rapida della signora scegliamo la traiettoria a sinistra, sui sassi, giusto perché sarà più difficile girare veloci poi a sinistra con una canoa così lunga.

Lola avrebbe il compito di segnalare eventuali ostacoli in traiettoria ma è troppo presa a guardare l’acqua e divertirsi; prendiamo un sassetto che stà li da almeno 5 anni ma non ci scompone più di tanto; recupero con il fianco e la mia compagna lascia che la correzione avvenga senza sbilanciarsi: perfetta!

Il gruppo è bello ed unito, qualche bagno da parte dei meno esperti ci sta e non rovina la giornata a nessuno. D’altra parte la giornata è perfetta per un avventura in canoa. Sole, caldo e acqua del Brembo di un meraviglioso e limpido verde bottiglia; è tutta acqua da neve.

Sorrisi, meraviglia per luoghi inaspettatamente magici, sguardi di intesa ed amicizia ma allo stesso tempo in cerca di certezze in una situazione sconosciuta, voglia di sfidarsi a fare qualcosa che non è da tutti i giorni; questo leggo nei diversi volti del gruppo, persone con diverse età, esperienze e capacità, certamente unite da uno sport allo stesso tempo individuale e di gruppo. Insomma unite da quell’incoparabilmente appagante vagabondare che è l’andar per fiumi in canoa.

Ci fermiamo qualche tempo alla rapida della Balena dove troviamo un interessante onda da surfare. Io e Lola proviamo qualche traghetto nella forte corrente, addirittura lascio fare a lei tutto, compreso alzare i fianchi e dare pancia , mi dimostra così che non è così lontana da poter affrontare questa prova da sola.

Propongo di farci una bella surfata nell’onda, Lola mi guarda stupita per capire se faccio sul serio, quindi dopo un cenno di assenso partiamo. La canoa è lunga, Lola è sull’onda mentre io ne sono fuori, così veniamo presto respinti ma ci facciamo coraggio e riproviamo diverse volte. Capisco che è necessario spingerci con la punta più verso monte, così esagero e vedo lei sommersa fino a metà busto dall’acqua; ora però stiamo surfando davvero e riesco a farle provare una delle sensazioni più belle dell’andare in canoa, il surf, anche se l’onda non è grandissima.

Mi domando perché non abbia mai provato prima la canoa doppia in acqua mossa; è davvero bello pagaiare in due, cercando un intesa che deve prevedere anche, anzi soprattutto, un equilibrio condiviso. In breve passiamo il ponte di Dossena e ci dirigiamo verso lo sbarco.

Pensando di essere ormai alla fine, quindi belli rilassati, affrontiamo lo scivolino artificiale all’ingresso in San Pellegrino. Lola è occupata a fissare il “baratro” ( 50 centimetri buoni) oltre la linea dell’acqua, io sono intento a rassicurarla, entrambi non ci accorgiamo di andare diritti verso un bel sasso emergente. La punta della Topo sale sul sasso, Lola lancia un urlo, la canoa si inclina a sinistra con la corrente che quasi riesce a ribaltarci. Vedo gli altri che ci guardano divertiti, molti pensano che lo abbia fatto di proposito! Appoggi ed esperienza mi salvano da un bagno che credevo ormai sicuro.

Per molti di noi l’avventura finisce con un ottima insalatona in compagnia, con Ermes che la fa da padrone e regala risate a tutti.

“Odio i lunedì” perché sono i giorni che provano a portarsi via le tante bellissime cose che ho fatto di domenica ma, soprattutto sono giorni non passati con le persone che più apprezzo.

Ho sempre avuto un mio rapporto personalissimo con l’acqua, ho iniziato ad andare in canoa per stringere un legame ulteriore con essa; col tempo però ciò che mi ha legato a questo mondo sono gli amici trovati e le persone conosciute.

Stare in due in uno di quei bidoni di plastica che chiamiamo canoe e scendere un fiume è un po’ la sublimazione di tutto ciò che mi lega, che mi appassiona alla canoa: l’ambiente meraviglioso del fiume, l’acqua in se come elemento, la disciplina nel migliorare le proprie capacità, il gruppo, gli amici, la sintonia e l’intesa necessari per scendere insieme, la tensione e la gioia, i pianti ed i sorrisi, la fatica e le soddisfazioni.

“Odio i lunedì, ma che bello è andare in canoa?”

Marcello

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