Perché il kayak? Non so bene come sia successo, o meglio a ripensarci, in questo anno trascorso dall’incidente, credo sia stata una bella serie di coincidenze e uno stile di vita che in qualche modo si accomuna tra quello che è il modo di vivere da alpinista e questo nuovo mondo da kayak-ista (chissà se poi si dice cosi!!).
Uscita dal centro di riabilitazione, ho continuato a fare basket, sport iniziato con i ragazzi di Bergamo già durante la degenza in ospedale, ma in effetti appena ho ripreso anche a lavorare non sono più riuscita a conciliare le due cose.
Nel frattempo la voglia di tornare all’aria aperta si è fatta impellente…….l’estate scorsa, due cari amici dello sci-alpinismo mi hanno portato a provare kayak sull’Adda con dei ragazzi del Trezzo Kayak Club (TKCCC) e ci siamo presi subito bene!
Così, lo scorso inverno ci siamo iscritti ad un corso in piscina, dove ho trovato istruttori fantastici che mi hanno aiutato a trovare un modo per poter imparare a fare questo sport. Quasi a fine corso salta pure fuori che uno dei due istruttori è anche fisioterapista e con una bella mentalità sportiva, e così mollo il centro di riabilitazione (che ormai era già arrivato al massimo recupero che potevano offrirmi), e comincio a lavorare col nuovo fisio….e alla faccia del lavoro!
Cosi ho continuato a fare kayak e fisioterapia (e nel frattempo in realtà anche paraclimbing – ma, per ora, vi risparmio il racconto!) con questo bel gruppo del TKCCC che, a fine corso, mi ha coinvolto in diverse uscite tra cui la prima vera vacanza in giro a zonzo a St. Pierre de Boeuf dove con i Paoli e Daniela mi son testata per la prima volta col kayak fuori dalla piscina e in fiume…io sempre e rigorosamente solo nella parte più semplice e già mi sembrava di compiere imprese eroiche!
Dopo di che ad Aprile mi sono aggregata a un’uscita sociale del TKCCC e siamo andati a discendere il Trebbia, mi sono divertita come una matta, io in doppio col fisio-istruttore Paolo, e finalmente fuori da palestre e dalle 4 mure, di nuovo all’aperto, di nuovo a fare sport e impegnarsi la giornata in compagnia.
Recentemente ho ripetuto questa discesa in doppio, ma col president del TKCCC Marcello con cui invece abbiamo sceso il Brembo tra San Giovanni Bianco e San Pellegrino, scoprendo che in fiume quel tratto di valle ha dei paesaggi stupendi!
Quindi ora, avanti col kayak, un po’ il pensiero alle montagne c’è sempre in realtà, ma anche questa nuova attività non sembra male, sempre all’aperto, sempre con una buona dose di voglia di vagabondaggio, di girare e scoprire posti nuovi, sempre in compagnia ma con uno sport fondamentalmente individualista, che occupa mente e corpo e ti fa staccare la testa dalla quotidianità.
Direi che sono stata un gran fortunata ad avere trovato queste persone che mi hanno fatto provare ad andare in kayak, che stanno imparando con me, e a tutti i ragazzi del club che ci hanno insegnato e ci stanno coinvolgendo nelle loro uscite, e che mi han dato sprono e stimolo per riuscirci.
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